Il progetto del Centro si pone come esperienza significativa in un processo di crescita del minore accolto e guarda ai cambiamenti che avvengono facendosi carico di interrogativi e riflessioni che diventano prassi ed attività. Non si può certo affermare che il centro sia un contenitore rigidamente definito ma è semmai un contenitore modellabile, caratterizzatosi per l’attenzione al bisogno specifico e collettivo dei gruppi dei ragazzi. Si colloca dentro un lavoro di rete dove l’interlocutore del progetto diventa “gli interlocutori” cogliendo appieno la necessità di sostenere una “genitorialità fragile” o spesso impotente. La riflessione che ci porta ai diversi interventi, si muove su quattro dimensioni:
• l’idea della cittadinanza attiva;
• riconoscersi come soggetti partecipanti;
• scoprire i propri diritti e doveri;
• accompagnare a diventare adulti in un mondo che ha paura e teme i ragazzi e “li vuole grandi presto ma non troppo subito”.
Il Traguardo tenta di essere un piccolo cantiere all’interno del quale idee, pensieri e azioni assumono la forma di microprogetti dove bambini e ragazzi sono protagonisti. Con l’adolescenza ha inizio il processo di ascolto e valorizzazione dei ragazzi, attraverso spazi e tempi che consentono alle storie individuali di prendere forma, intrecciarsi e confrontarsi con quella del compagno, di far emergere interessi, potenzialità ma anche paure e difficoltà. Partendo da questo patrimonio di conoscenze, con la mediazione e l’accompagnamento degli educatori, i ragazzi diventano attori di percorsi di progettazione che si esplicano in attività ludiche, sportive, di laboratorio; quindi progetti in cui i ragazzi contribuiscono a fornire occasioni di crescita personale sia nell’apprendere a padroneggiare se stessi in relazione agli altri, sia in relazione ai propri ambienti di vita. Le attività di ogni singolo minore sono definite del progetto quadro che viene redatto ad inizio anno sociale dall’Educatore Tutor e dal Responsabile.